Secondo Alberto Lodispòto, noto medico omeopata e storico dell’Omeopatia italiana, autore di un prezioso testo sulla “Storia dell’Omeopatia in Italia”, la famiglia Mattòli di Bevagna è la famiglia di medici omeopati più antica del mondo.

Il primo medico omeopata della famiglia fu Agostino Sr (1801-1869), di spirito progressista, doppiamente rivoluzionario, sia nel campo politico che nel campo medico. Da ragazzo, nel 1809, soppresso da Napoleone il potere temporale del Papato, fu inviato per istruzione in Francia nel collegio militare di La Flèche (Cartesio fu ivi istruito dal 1606) e tornò in patria solo dopo la caduta di Napoleone. In politica fu fervente repubblicano e, per la sua appartenenza alla Giovine Italia (fu amico personale di Mazzini e Saffi), fu esiliato una prima volta in Toscana nel 1839. A Firenze introdusse ed esercitò l’Omeopatia. Curò con successo anche il famoso pittore Pollastrini, che gli fece un ritratto, e la sorella del Granduca, il quale, per gratitudine, intervenne personalmente presso il Pontefice per farlo rimpatriare in Bevagna. Ma Agostino non abbandonò l’attività politica e nel 1849 fu eletto deputato per la provincia di Perugia alla Costituente Romana, alla caduta della quale fu di nuovo, per poco tempo, esiliato a Firenze e costretto poi a risiedere a Bevagna, confinato sotto stretta sorveglianza. Dopo l’Unità d’Italia tornò alla vita politica e fu consigliere comunale, consigliere provinciale, vicepresidente provinciale, nel 1865 candidato al Parlamento e dal 1866 sindaco di Bevagna. In coerenza con la sua vocazione anticlericale, mise ai suoi figli nomi greci e latini, non cristiani (successivamente la tradizione è stata rispettata ancora per diverse generazioni da tutto il clan). Al di là dei nomi “istituzionalmente” altisonanti, come spesso avviene nelle cittadine di provincia a ogni individuo veniva attribuito per praticità un nomignolo.

Sul piano medico, Agostino frequentò la Facoltà di Medicina a Roma e, dopo aver conseguito la laurea “di onore”, entrò, dopo concorso, come assistente presso l’ospedale Santo Spirito, nel quale perfezionò l’arte medica per 5 anni. Successivamente, nel 1828, ottenne la condotta di Palombara di cui fu titolare per 10 anni. Nel passaggio da tale condotta a quella di Vetralla, nel 1838, incontrò per qualche giorno il Dott. Pompili di Spoleto che sarebbe subentrato a lui a Palombara. Il Pompili gli consigliò di studiare l’Omeopatia. Agostino dichiarò di aver letto alcuni testi di Omeopatia, ma di averli “gettati via con disdegno”. Pompili, che comunque affermava essere “omiopatico più di simpatia e di fatto che per convinzione” (solo nel 1859, abbandonata la politica, si dedicò del tutto alla Omeopatia) insisté con Agostino perché approfondisse lo studio dell’Omeopatia. I risultati clinici dell’Omeopatia sui pazienti di Vetralla stupirono Agostino al punto da dedicarsi esclusivamente alla terapia omeopatica per tutta la vita. L’amicizia e la collaborazione scientifica e pubblicistica con Gioacchino Pompili fu profonda e perpetua.

Di Agostino il Pompili scrisse: “L’ingegno del Dottor Mattòli non era comune. La sua mente ordinata e profonda, nutrita di forti studi letterari e filosofici, aveva

inteso e abbracciato in una sintetica intuizione le scienze mediche, in un modo che pochi sogliono”. Nel 1855 e nel 1867 Agostino fu molto attivo nel corso di epidemie di Colera a Bevagna, con risultati notevoli sul piano statistico. Da una tabella di provenienza militare citata nell’opera di Lodispoto, Agostino curò 193 malati nell’epidemia del 1867, con una mortalità di soli 14 individui (7,25% dei decessi, mentre la mortalità del Colera non trattato è del 50-60%) – risultati statisticamente sovrapponibili furono ottenuti in tutta Italia e anche in Inghilterra. Una lapide collocata tuttora nel corso di Bevagna sulle mura della casa ove visse, ricorda la sua azione straordinaria a favore della popolazione nel corso delle epidemie di Colera del 1855 e 1867. Dopo la sua morte, nel 1869, in suo onore fu istituita una condotta omeopatica (probabilmente la prima in Italia) a Bevagna.

La discendenza omeopata di Agostino Sr

Agostino ebbe cinque figli. La tradizione medica omeopatica fu collettivamente adottata dalla discendenza. A partire dallo stesso Agostino Sr, possiamo classificare i medici omeopati Mattòli in tre linee di successione: 1) Il figlio Epaminonda generò Aristide (valente chirurgo) e Agostino Jr, medico omeopata; 2) Il figlio Socrate generò Rifeo, veterinario omeopata e Pindaro; Pindaro generò Dante, che esercitò l’Omeopatia in guerra dal 1940 a Pantelleria; Dante generò Pindaro Jr, medico omeopata, Guido (odontoiatra) e Cesare (ingegnere), la cui figlia Silvia inizia in questi anni la sua pratica di veterinaria omeopata; 3) Il terzo è il ramo più fecondo nella “produzione” di medici omeopati: già Attilio, figlio di Agostino Sr, fu medico omeopata, e molti dei suoi figli furono medici omeopati: Sesto (veterinario), Dandolo e il figlio Attilio Jr, Corradino e Ferruccio; la figlia di Ferruccio, Orintia tuttora esercita l’Omeopatia, come suo figlio Claudio Bastianelli.

(P. Mattoli in  Grande Dizionario di Bevagna, 8).